La
sua storia ha inizio per
scelta di Adolf Hitler,
che in un discorso del
1934 annunciò la sua
scelta di mettere in
produzione un'auto per
tutti, dietro al motto:
"l'auto non deve essere
un privilegio". Così,
nel 1936, affidò al
designer Ferdinand
Porsche il compito di
sviluppare una
automobile per il
popolo. Essa doveva
avere le seguenti doti:
capacità di trasportare
5 persone o tre soldati
e un mitragliatore,
viaggiare oltre i
100km/h consumando in
media 7 litri per 100 km
e non avere un prezzo
superiore ai 1000
Reichsmark.
Per fare un esempio, un
operaio guadagnava in
media 130
Reichsmark
al mese (ma i meno
abbienti erano
stipendiati con circa
110
Reichsmark
al mese, con ben poche
possibilità di
risparmio).
In realtà, Ferdinand
Porsche aveva in mente
un progetto simile già
dal 1929, quando propose
la sua idea alla Daimler
(la futura Mercedes)
prima, e alla
Zündapp,
che produceva
motociclette, in
seguito. Entrambe le
aziende rifiutarono il
suo progetto.
Nel 1936, i primi tre
prototipi (due berline
ed una cabriolet)
vengono preparati, e
Hitler chiede di cercare
la zona ideale per
costruire gli
stabilimenti di quella
che diverrà poi la
Volkswagen. Viene scelta
una zona nei pressi del
castello di
Wolfsburg.
L'automobile, venne
inizialmente nominata
(il nome venne deciso da
Hitler in persona)
KDF-Wagen, Kraft Durch
Freude Wagen, ovvero
"auto della forza
attraverso la gioia".
La KDF-Wagen (o Type 1)
si dimostrò tecnologica
e moderna per i tempi,
vantando una meccanica
semplice e robusta. Il
design di Ferdinand
Porsche era tondeggiante
e aerodinamico (con un
CX di 0.41), quasi a
dare l'impressione di
una automobile in
movimento anche quando
era ferma.
Il motore era un boxer
quattro cilindri da
985cc e 23.5 cavalli di
potenza, con albero a
camme centrale e
distribuzione ad aste e
bilancieri, come era
solito per l'epoca.
Rivoluzionarie, invece,
le valvole in testa.
Il raffreddamento era ad
aria, con un piccolo
radiatore per l'olio. Il
lubrificante contribuiva
a mantenere stabile la
temperatura del motore,
e grazie al rapido
raffreddamento garantito
dal radiatore, la coppa
dell'olio aveva una
capienza di soli 2.5
litri.
Questo modello è noto
come Brezelfenster, "Due
Vetrini" in Italia, per
il lunotto posteriore
separato in due.
Il nome "Maggiolino" non
le è stato attribuito
sin dall'inizio. Alla
Volkswagen era
identificata come il "Type
1" fino al modello del
1968 (agosto 1967),
quando, per la prima
volta, una brochure
pubblicitaria la definì
"Der Käfer" (il
Maggiolino).

Debuttò al Salone di
Berlino nel 1939,
riscuotendo un grande
successo. Ma nello
stesso anno, l'inizio
della seconda guerra
mondiale convertì la
produzione civile della
Volkswagen in bellica. E
per il neonato Type 1
arrivò un duro collaudo.
 |
Un manifesto
di
propaganda:
"Cinque
marchi a
settimana
devi
risparmiare,
se sulla tua
auto vuoi
viaggiare". |
Terminata
finalmente
la
guerra,
la
Germania
e
l'industria
tedesca
devono
risorgere
al
più
presto.
La
fabbrica
Volkswagen
di
Wolfsburg
è
per
due
terzi
distrutta.
Agli
inizi
si
pensa
di
demolirla,
ma
gli
inglesi
cambiano
idea
e
affidano
l'azienda
a
Heinz
Nordoff.
Con
pochi
materiali
e
pochi
operai,
la
produzione
è
bassissima,
sulle
centinaia
di
esemplari
all'anno.
Ma,
poco
a
poco,
la
produzione
prenderà
ritmo
fino
a
produrre
e
vendere,
nel
1949,
quasi
cinquantamila
esemplari.
Un
progresso
che
si
arrestò
solo
negli
anni
70.
Sempre
nello
stesso
anno,
il
Maggiolino
prevede
la
miglioria
della
verniciatura
acrilica
anziché
al
nitro.
Nel
frattempo
Ferdinand
Porsche,
accusato
nel
1947
di
crimini
di
guerra
e
arrestato
in
Francia,
venne
liberato.
Morì
il
30
gennaio
del
1951,
lasciando
a
suo
figlio
Ferdinand
"Ferry"
Porsche
la
guida
della
sua
casa
automobilistica
appena
fondata.
Si
disse
che,
una
volta
tornato
in
Germania,
si
commosse
vedendo
quanti
"suoi"
Maggiolino
giravano
per
le
strade.
È
all'inizio
degli
anni
50
che
Volkswagen
comincia
a
vendere
il
Maggiolino
fuori
dalla
Germania,
aprendo
filiali
in
Brasile,
Stati
Uniti
d'America
(qui
spopolò
e,
per
avere
un
Maggiolino,
si
doveva
attendere
quasi
sei
mesi
vista
l'altissima
domanda),
Messico
e
Sud
Africa.
Nel
1950,
il
Maggiolino
viene
affiancato
dal
Volkswagen
Type2,
costruito
sulla
stessa
meccanica :
è il
secondo
modello
della
casa
di
Wolfsburg.
Nel
1953,
l'auto
vede
il
suo
primo
restyling:
un
lunotto
posteriore
unito
anziché
separato.
Questa
versione,
molto
apprezzata
soprattutto
nella
versione
Export,
prende
il
soprannome
di
"Ovali".
Nel
1955
viene
realizzato
il
Maggiolino
numero
1.000.000,
oggi
conservato
nel
Museo
Volkswagen
di
Wolfsburg.

Quattro anni dopo l'entrata in produzione della "Ovali", l'ennesimo lifting. Per rinnovare l'ormai inossidabile Käfer, i tecnici Volkswagen si rivolgono a Pininfarina. Il designer studiò giorno e notte l'automobile, ma ai tecnici poté solo consigliare di ingrandire il lunotto posteriore. Così nacquero le versioni con lunotto quadrato, più ampio e luminoso, seppur considerato meno bello del lunotto ovale o del "due vetrini". Sempre nello stesso anno, vennero adottati i pneumatici Tubeless, senza camera d'aria.
E per dieci anni, il Maggiolino continuò così, modificandosi radicalmente solo nel 1967. I fanali diventarono tondi e quasi verticali, i paraurti più grossi (queste due migliorie peggiorarono purtroppo il CX della vettura fino a 0.48), l'impianto elettrico portato da 6 a 12 Volt. Nel 1970 viene poi affiancato al maggiolino il cosiddetto "Maggiolone" ,nome non ufficiale con cui si indicano i modelli 1302 ('70-'72) e 1303 ('72-'74), caratterizzati da rifiniture e soluzioni tecniche più raffinate. Le sigle 1302 e 1303 non hanno niente a che fare con la cilindrata, che rimaneva variabile da 1200 a 1600 come per il maggiolino. La differenza principale fra maggiolino e maggiolone sta nell'avantreno, a barre di torsione nel maggiolino e con un moderno schema McPherson con molle e ammortizzatori nel maggiolone. Questa differenza ha ripercussioni anche sull'estetica dell'avantreno, più snello nel maggiolino e con un cofano assai più bombato negli 1302 e 1303, caratteristica che fece quadagnare a questi modelli l'appellativo di "maggiolone". Il 1302 ha sempre il vetro piatto e il cruscotto in lamiera verniciata, mentre il 1303 ha un vetro curvo molto più ampio e un cruscotto più moderno in plastica.

Il Maggiolone, sia vetro piatto che curvo, e soprattutto in versione cabriolet, è il Maggiolino più facile da reperire nel mercato dell'usato, e quindi spesso anche il più soggetto a tuning estetici che tendono a svilire la vera natura dell'auto.

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